VERSO ANTIGONE DI ARCHIVIO ZETA: TRA LETTERATURA E LOTTA
Martina Bubba | 07/05/2018 | BOLOGNA TEATRI
«Questo non è uno spettacolo».
Così Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti, cuori pulsanti di Archivio Zeta, accolgono il pubblico riunito all’entrata dell’ex Chiesa di San Mattia, a Bologna. Verso Antigone è il loro ultimo lavoro, un denso itinerario di letture riguardanti diverse discipline, un crocevia di opere filosofiche, politiche, romanzi e poesia, che rispondono ad un’unica prerogativa: appartenere tutte alla penna e al genio dell’universo femminile.
L’indagine si concentra sulle autrici che hanno popolato il vasto panorama del Novecento, perché scopo del percorso è quello di comprendere la soggettività di Antigone attraverso il presente, per poi giungere alla realizzazione effettiva della tragedia sofoclea in estate, presso il Cimitero della Futa. Ciò significa far parlare Antigone attraverso le voci delle numerose Antigoni, ribelli, oppresse, coraggiose, in lotta attraverso il tanto semplice quanto straordinario strumento della cultura.
Nella grande navata dell’ex Chiesa, la scenografia di questo non-spettacolo è volutamente semplice: sul pavimento sono posizionati alcuni teli bianchi, disposti secondo un disegno ordinato; su di essi, tutti i libri di cui Guidotti e Sangiovanni leggeranno gli estratti. È un gioco di letture alternate, quello che creano l’attore e l’attrice seguendo uno schema abbozzato su di un quaderno posto al centro del pavimento, riportato in figura nell’infografica realizzata da Mattero Boriassi. Il pubblico può vagare liberamente nello spazio per trovare il proprio punto di vista, perché l’importante non è ciò che accade: la scena è frantumata in più spazi, entro i quali i due si muovono e, di conseguenza, al pubblico, più che vedere, è chiesto di ascoltare e riflettere.
Aprono le danze le parole di Ad occhi aperti di Merguerite Yourcenar, cedendo poi il posto alle Filosofie femministe di Adriana Cavarero e Franco Restaino. Il pensiero di Elsa Morante risuona forte e chiaro nella navata, attraverso frammenti di Pro e contro la bomba atomica e Il mondo salvato dai ragazzini, così come quello della filosofa spagnola María Zambrano contenuto ne Il sogno creatore e Chiari del bosco. Nel flusso di testi scelti con cura, fondamentale risulta la presenza di Hannah Arendt con Vita activa, Rosa Luxemburg con il suo Un po’ di compassione e gli interventi della teorica femminista Lea Melandri in Alfabeto d’origine, per concludersi, infine, con le parole di Ingeborg Bachmann ne Il trentesimo anno e la denuncia politica di Anna Politkovskaja in Diario Russo.
Realizzato l’8 e il 9 marzo 2018, Verso Antigone ricorda il bisogno di rimarcare l’esistenza di un universo femminile acuto e combattente, così simile al temperamento dell’eroina greca. Un gesto, questo, che se da un lato cavalca l’ondata internazionale di rivendicazione dei diritti della donna, dall’altro spicca per la sua diversità: alle piazze contrappone un luogo intimo e circoscritto; allo slogan urlato, una lettura attenta, a volte privata e confidenziale.
Un lungo telo bianco, infine, dall’abside viene spiegato fino al termine della navata, e riempito di decine e decine di testi. Virginia Woolf, Simone Weil, Anna Maria Ortese sono solo alcune delle autrici che vi compaiono e il pubblico è invitato ad avvicinarsi, per dialogare con la compagnia, per leggere, toccare e sentire la consistenza di una letteratura che ha voluto e ancora continua a lottare.
È un percorso lungo, sicuramente non facile quello a cui si allinea Verso Antigone, ma che bisogna necessariamente intraprendere, impugnando la cultura come unica e indispensabile arma.
Martina Bubba