Se la tragedia risuona tra le lapidi dei soldati caduti

Brunella Torresin | 08/08/2011 | la Repubblica

Se la tragedia risuona tra le lapidi dei soldati caduti
BRUNELLA TORRESIN
Da alcuni anni, nel mese di agosto, la compagnia Archivio Zeta trasforma il Cimitero
Militare Germanico, al Passo della Futa, in un teatro a
cielo aperto. È un luogo di suggestione grandissima, doloroso e
maestoso costruito nei primi anni Sessanta da DieTerOesterleen a
quasi mille metri d’altitudine.
Su un’altura oggi punteggiata da migliaia di lapidi di pietra hanno trovato sepoltura più di trentamila
giovani soldati tedeschi, caduti
sulla Linea Gotica.
È lo spazio elettivo di un teatro civile, un teatro della memoria e della storia, che attinge ai versi dell’antica tragedia greca per dire, e ricordare e di nuovo ripetere, L’insensatezza di tutte le guerre, di ogni violenza. Dal 2003 sono risuonati i versi de i Persiani, dei Sette contro tebe, di Antigone e di Agamennone. In questi giorni, fino al 14 agosto, ogni sera alle 18, quassù si rinnova la tragedia delle Coefore, secondo titolo dell’Orestea di Eschilo. L’estate prossima sarà la volta delle Eumenidi, nel 2013 della trilogia intera.
Archivio Zeta, fondato da Gianluca Guidotti e Enrica San Giovanni, anche attori e registi degli spettacoli, ha sede a Firenzuola, subito oltre confine toscano, ma anche Bologna ha un ruolo in questo progetto: la traduzione del greco antico di Eschilo e il risultato di un laboratorio condotto al liceo Minghetti da un insegnante appassionata, Annalisa Tugnoli.

Delle Coefore vediamo che ascoltiamo l’essenziale. Insieme alle Coefore le portatrici di offerte Elettra compie riti di pacificazione sulla tomba del padre Agamennone, come le ha chiesto la madre Clitemnestra, spaventata da un incubo. E li incontra il fratello Oreste, Rientrato dall’esilio. Elettra e il coro chiedono vendetta: “chiedo che sorga padre chi ti vendichi, chiedo che chi ti uccise: e sia giustizia”.
Il fratello, fingendosi straniero e annunciando palazzo che Oreste è morto, uccide Clitemnestra E fugge. Lo perseguitano le Erinni, perché non c’è vittoria nel suo gesto ne giustizia, ma solo rovina.
Tra le lapidi del cimitero, sul sacrario che lo sovrasta, lungo i muri delle scalinate che lo attraversano, ritagliati da inquadrature quasi pasoliniane, si muovono le figure vestite di nero di sette interpreti, non di più, e due musicisti.
Ma mi sono altri attori, non meno protagonisti: sono il cielo, continuamente mutevole nelle ore che precedono il crepuscolo, il sole e le nuvole che di tanto in tanto lo coprono, il vento che non cessa di soffiare.
La voce degli interpreti non è amplificata nello sono gli strumenti musicali: per farsi udire, la voce lotta contro il vento, la distanza e l’ampiezza della scenografia naturale, e a questo si deve forse la scelta di una recitazione molto impostata, enfatica.
Imbacuccate, stretti l’uno contro l’altro, gli spettatori seguono gli attori(anche fisicamente, spostandosi sui fianchi dell’altura e le pietre) in un silenzio irreale
, Parte anch’essi dello spettacolo della natura e della cultura. È un esperienza da compiere e un progetto da sostenere, cimitero militare germanico si raggiunge con facilità, da Bologna: si percorre l’autostrada A1 verso Firenze, si esce al casello di pian del voglio o Roncobilaccio e poi si seguono le indicazioni per il Passo della Futa e lo stesso Cimitero.