Le ombre di Agamennone

Massimo Marino | 07/08/2010 | Corriere di Bologna

Fino al 15 agosto

La piéce inizia nel tardo pomeriggio e si conclude al tramonto È il luogo a dettare
i ritmi: l’energia elettrica è bandita

Le parole di violenza e dolore scritte da Eschilo 2.500 anni fa rivivono in un luogo evocativo. Agamennone, la prima tragedia dell’Orestea, l’unica trilogia che gli antichi greci ci hanno lasciato, si replica fino al 15 agosto nel Cimitero militare germanico del passo della Futa. Sul crinale tra Emilia e Toscana si inerpicano le pietre tombali che seppelliscono più di 30.000 giovani, morti nell’ultimo periodo della guerra, inviati da Hitler a difendere la Linea gotica. Li circonda un muro di pietra che sale a spirale fino alla vetta per spezzarsi in due spiazzi a mosaico, con un sacrario e una vela che si lancia verso il cielo. In questo memoriale creato tra il 1962 e il 1965 dall’architetto Dieter Oesterleen e inaugurato nel 1969, luogo del silenzio, della meditazione, della pietà, simile a un Walhalla disegnato dall’eretico scenografo wagneriano Adolphe Appia, tutti i giorni alle 18 inizia l’antico racconto, con la vecchia sentinella che annuncia la vittoria sui troiani e il ritorno del re Agamennone, i falsi onori che gli tributa la moglie, pronta ad ucciderlo nella vasca da bagno in combutta con l’amante Egisto per vendicare assassini antichi, mentre la voce della profetessa Cassandra inutilmente mette in guardia i vecchi della città. L’idea è di due registi formatisi con Luca Ronconi e poi nel cinema rigoroso di Jean-Marie Straub, Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni, che interpreta anche la parte di Cassandra (Clitemnestra è Liyu Jin).

Vengono da Firenze, con la loro compagnia Archivio Zeta, e sono approdati al Cimitero nel 2003. «Facemmo — ci racconta Sangiovanni — i Persiani di Eschilo. Rimanemmo sconvolti da questo luogo, simile per valore artistico e di testimonianza al Cretto di Burri sul terremoto di Gibellina. Un luogo controverso, del nemico, scomodo, che ha suscitato polemiche. Volevamo scardinare stereotipi e lavorare per costruire una dialettica democratica». E cosa di meglio per questo della tragedia greca, dove ragioni e torti sono intrecciati e vanno analizzati a fondo? Ai Persiani seguirono I sette contro

Tebe, storia di guerre fratricide, e Antigone. Poi la compagnia emigrò al sasso di San Zanobi per un Prometeo incatenato e all’Osservatorio di Loiano per uno spettacolo dedicato a Galilei. Quest’anno il ritorno, con un disegno quadriennale, a dispetto della mancanza di finanziamenti pubblici. «Completeremo la trilogia

La compagnia

«Un posto controverso: volevamo scardinare gli stereotipi e costruire una dialettica democratica»

di Eschilo, sempre utilizzando le traduzioni di Monica Centanni. In questo ciclo si racconta il passaggio da una società basata sulla vendetta di sangue a una dove la giustizia viene affidata al voto dei tribunali. Finiremo nel 2013 con il Pilade di Pasolini, riportando quei temi alla società italiana, agli anni del boom, per fare il punto sulla partecipazione democratica di oggi». Ma tutti i motivi, senza forzate attualizzazioni, li troviamo già nell’Agamennone. Il coro tuona: «Nessuna difesa assicura la ricchezza a chi per avidità prende a calci il grande altare della

giustizia per annientarlo». «Questa ampiezza di visione civile — continua il regista — è assolutamente contemporanea.

Noi proviamo a ricreare una dimensione di rito culturale e civile, immergendo gli spettatori in questi luoghi unici e poco noti». Il Cimitero detta il ritmo dello spettacolo: non c’è luce elet-

Il luogo

In questo memoriale sono seppelliti più di 30 mila giovani inviati da Hitler
a difendere la Linea gotica

trica né amplificazione. «Iniziamo nel tardo pomeriggio e concludiamo al calare del sole. Gli interventi musicali di Patrizio Barontini, in collaborazione con Tempo reale, l’associazione fondata da Berio, sono suoni di percussioni amplificati dalle varie cripte. Recuperiamo una semplicità ecologica, cercando risonanze nel bosco, echi che si compongono con la pietra». Gli attori, a stretto contatto con gli spettatori, si spostano in vari punti del sacrario, in uno spettacolo che «si adatta alle condizioni meteorologiche, al freddo che può fare a mille metri, al vento, ai controluce del tramonto». Negli anni prossimi affianco alle nuove produzioni saranno replicate le parti precedenti. «La compagnia — conclude Guidotti — l’abbiamo costruita sul territorio, pubblicando, i primi anni, annunci sul giornale. Ci sono professionisti e persone di tutte le età, che fanno vari lavori. Il gruppo oggi è molto ben amalgamato, grazie a un lavoro rigoroso sulla parola che arriva a produrre delle vere e proprie partiture musicali». Lo spettacolo è per 250 spettatori: si consiglia la prenotazione al 334/9553640, www.archiviozeta.eu. Replicherà il 20 agosto al tramonto e il 21 all’alba al festival di Segesta in Sicilia.

Massimo Marino