Il teatro porta in montagna la sua guerra al potere. Archivio Zeta torna dal 19 luglio al 18 agosto al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa, provincia di Firenze, con il passo grave e armato della trilogia dell’“Orestea” di Eschilo, iniziata nel 2010 con “Agamennone”, proseguita nel 2011 con “Coefore” e nel 2012 con “Eumenidi”. Quest’anno le tre tragedie saranno rappresentate singolarmente a giorni alterni e in tre maratone in cui verranno proposte nello stesso giorno come un unico spettacolo. “Per lo stesso motivo per cui Eschilo decise di scrivere questa trilogia tragica 2500 anni fa – spiegano Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni, fondatori di Archivio Zeta – noi oggi decidiamo di metterla in scena: per farne un atto Politico, nell’accezione greca del termine, cioè un atto della Polis in cui, attraverso il mito si narra il passaggio da una società di vendetta ad una società fondata sulla giustizia degli uomini.”

L’intero percorso di Eschilo, infatti, disegna la possibilità che l’essere umano riesca a darsi delle leggi, fondando un tribunale e allontanando da sé il potere del sangue. La scenografia utilizzata per l’ “Orestea” è, come già per la precedente Trilogia Tragica (“I Persiani”, “Sette contro Tebe”, “Antigone“), il Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa: il maggiore sacrario tedesco in Italia, 32.000 soldati mandati a combattere sullaLinea Gotica.

“L’idea che la costruzione dà è quella di una spirale senza fine che improvvisamente si interrompe – proseguono Guidotti e Sangiovanni. Infatti è costituita da un muro di duemila metri che sale a spirale attorno alla montagna fino alla cima e circonda i sepolcri dei caduti”. Un luogo tragicamente simbolico, incastonato in un paesaggio superbo come quello dell’Appennino tosco-emiliano. “Il nostro teatro di Parola in montagna ci insegna e ci impone una riflessione sul tempo e sui tempi – concludono Guidotti e Sangiovanni – una attesa di resistenza sulla Parola che contrasta con ciò che è industria culturale.”

Tutto sarà eseguito dal vivo, senza amplificazione, sia per la musica che per gli attori, cercando di sfruttare al massimo la natura del Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa: echi, riverberi e rimbombi dalla morte alla vita.

 

(Matteo Brighenti)